mercoledì 15 aprile 2009

Ramanujan done right

Insoddisfatto dalla lettura di Il matematico indiano, ho deciso di andare alla ricerca di un libro maggiormente focalizzato sulla figura di Srinivasa Ramanujan. Seguendo il consiglio dello stesso Leavitt, ho quindi scelto la biografia The man who knew infinity, dello statunitense Robert Kanigel (in italiano è uscito da Rizzoli, con il titolo L'uomo che vide l'infinito). Non sono rimasto deluso, anche se pure quest'opera trascura un po' troppo gli aspetti matematici. Il libro ci presenta soprattutto la vicenda umana di Ramanujan, dalla ricerca di un mentore (che troverà in Hardy) agli anni trascorsi in virtuale isolamento in Gran Bretagna (dove il rapporto con la sua unica figura di riferimento, Hardy appunto, non andrà mai oltre l'ambito professionale), fino alla malattia che, ahimè, lo condurrà ad una morte prematura. La figura che ne emerge è quella di un uomo triste, costantemente alla ricerca dei riconoscimenti che in India non aveva potuto avere (ne avrà comunque in abbondanza, anche se troppo tardi per goderne appieno), geniale ma limitato nell'espressione del suo genio da una conoscenza frammentaria della matematica (ad Hardy spetterà il compito di istruirlo almeno per quanto riguarda l'essenziale).
Come ho già detto, il libro non approfondisce la matematica di Hardy e Ramanujan; esso permette però di farsi un'idea abbastanza chiara dell'ambito in cui si mossero i due, specie per quanto riguarda il problema delle partizioni (che studia i modi in cui un numero naturale può essere scritto come somma), a cui diedero contributi fondamentali.
Per approfondire la matematica di Ramanujan esistono innumerevoli riferimenti online; qui, ad esempio, è possibile leggere la raccolta dei suoi lavori e "sfogliare" virtualmente i suoi celebri quaderni; qui, invece, è possibile scaricare l'edizione critica di tali quaderni curata dal matematico statunitense Bruce Berndt.

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