giovedì 29 ottobre 2015

Lisbeth is back

Sto leggendo Quello che non uccide, quarto volume della Saga di Millennium. Lo sto leggendo ma non so se e quando lo terminerò, dal momento che alla copia che ho acquistato mancano una trentina di pagine (grrrr!). Il libro, ovviamente, non è opera di Stieg Larsson, ma di David Lagercrantz (autore della, ehm, fondamentale biografia di Zlatan Ibrahimovic). In rete ha molti detrattori, ma più che altro "perché non è Larsson"; personalmente, trovo il romanzo all'altezza dei primi tre. Se di "altezza" si può parlare: è un polpettone americaneggiante (stavolta, tra l'altro, il prode Mikael Blomkvist deve vedersela nientepopodimeno che con la NSA), lontano anni luce dai capolavori del giallo nordico, (tipo Sjöwall/Walhöö, per intenderci), avvincenti, coerenti e socialmente impegnati.  
La coprotagonista, l'enigmatica Lisbeth Salander, è nuovamente caratterizzata come una sorta di prodigio autodidatta della matematica. Anzi: Lagercrantz calca parecchio la mano su questo aspetto (per il disappunto di qualche lettore), tirando in ballo i numeri primi, le  curve ellittiche e il criptosistema RSA. E cita esplicitamente un articolo del 1992 del grande Enrico Bombieri (ho già menzionato che per due volte ho avuto il piacere di cenare con lui?), Prime Territory, che a sua volta, citando Oliver Sacks, ha forse fornito l'ispirazione a Lagercrantz per il personaggio del piccolo August (ma quello del savant è un cliché piuttosto praticato e scontato). Le curve ellittiche (da non confondere con le più banali ellissi), seppur nei limiti della limitata comprensione che di esse ha l'autore, assurgono quasi al ruolo di coprotagoniste del romanzo: per il matematico non si tratta certo di una sorpresa, vista l'importanza che riveste la loro teoria, specialmente in ambito algebro-aritmetico e gemetrico. Noto tra l'altro che in questo blog se n'è mai parlato. Rimedierò. Nel frattempo, il lettore interessato potrebbe dare un'occhiata qui.

martedì 27 ottobre 2015

Il matematico napoletano


Di Renato Caccioppoli avevo sentito parlare per la prima volta nel secondo volume della Storia della filosofia greca di Luciano de Crescenzo, testo che mi aveva reso un po' più digeribile la Filosofia al Liceo (in seguito mi sono poi pentito del mio approccio un po' pragmatico agli studi liceali, che mi aveva garantito sì dei bei voti, ma non quell'amore per la Cultura che oggi, da insegnante, vorrei vedere nei miei alunni). Ne sentii poi riparlare all'ETH, dall'ottimo Michael Struwe (da cui all'esame ebbi però un voto soltanto discreto), che nel corso di Integrazione e teoria della misura (Mass und Integral) si soffermò ampiamente sui cosiddetti insiemi di Caccioppoli.
Gli ultimi giorni della vita di Caccioppoli, uomo geniale e tormentato, sono ben narrati nella pellicola Morte di un matematico napoletano, di Mario Martone (David di Donatello 1993 per il miglior regista esordiente), il cui ritmo lento ben trasmette l'angoscia che l'avrebbe condotto al gesto estremo. Ho visto il lungometraggio solo di recente, quasi per caso. Lontano anni luce dal linguaggio cinematografico di altre pellicole biografiche, val certamente la pena di essere riscoperto.
Tra l'altro, chi riconosce il teorema abbozzato sulla lavagna?

sabato 3 ottobre 2015

Anche i matematici leggono

Sono bravo, molto bravo a trovare modi sempre nuovi ed originali per complicarmi la vita. O, forse, il mio problema principale è sempre stato quello di non saper dire di no. Fatto sta che ho acconsentito ad intervenire (brevemente, immagino e spero) nell'ambito della Giornata cantonale sulla lettura. Probabilmente avrei dovuto evitare di vantarmi della cinquantina di libri che leggo nel corso dell'anno (tanto più che una parte consistente di essi non si può definire propriamente "letteratura"...). Il titolo dell'intervento (che condividerò con un collega insegnante di Filosofia) dovrebbe essere La promozione della lettura spetta solo ai docenti di italiano?.
Il mio assenso l'ho dato mesi fa, in un momento in cui ero impegnato a prendere una ben più importante decisione, e per un po' non ci ho nemmeno più pensato. Ma ora la data fatidica (4 dicembre, tra l'altro anniversario di matrimonio #16) si avvicina, e inizio a sentire i prodromi di una certa ansia. E mi è già stata richiesta una breve presentazione dell'intervento, che suona più o meno così: "Gli insegnamenti della matematica e della letteratura (italiana, ma non solo) occupano una parte consistente del panorama formativo liceale. Ciononostante, le interazioni tra questi due veri e propri "linguaggi fondamentali" si riducono, in ambito scolastico, pressoché a zero. Ed è un peccato, dal momento che le occasioni di incontro e di dialogo non mancherebbero, basti pensare ai numerosi riferimenti alla matematica presenti nella "Commedia" o, in tempi più recenti, all'uso che Italo Calvino ne ha fatto, traendone ispirazione per alcuni dei suoi geniali racconti (come in "Ti con Zero") e applicandone i metodi all'analisi del testo narrativo nelle incompiute "Lezioni Americane". Non è quindi difficile immaginare, nell'ambito del "laboratorio", situazioni di incontro e confronto, in cui i riferimenti alla matematica (o più in generale alle scienze esatte)  arricchiscono il testo letterario di nuove dimensioni interpretative". 
Ho cercato di rimanere sul vago (dal momento che non ho ancora assolutamente idea di quello che dirò), ma temo di essermi tirato la zappa sui piedi citando due Monumenti della letteratura italiana. Dovrò parlare di loro di fronte ad un pubblico che li ha studiati veramente, e non soltanto leggiucchiati come ho fatto io, che a Dante e Calvino ho preferito Camilleri e Scerbanenco?
Ho due mesi per inventarmi qualcosa (un pretesto per tirarmi indietro? Forse no, Valeria non me lo perdonerebbe...). Intanto, per cercare un po' d'ispirazione, ho letto in parallelo le Lezioni Americane e il Discorso sulla matematica, in cui Gabriele Lolli reinterpreta queste ultime come guida alla creatività anche in ambito, appunto, matematico. E sulla scrivania, in ufficio, ho a portata di mano il libro Matematica e Letteratura, sperando di trovare il tempo almeno di sfogliarlo.