domenica 24 settembre 2017

Da un ministro all'altro

L'elezione di Ignazio Cassis (complimenti e auguri!), ottavo Consigliere federale ticinese, avvenuta proprio nella settimana in cui in Ticino si vota sull'introduzione di una nuova (?) modalità di insegnamento della Civica, quantomeno discutibile e non a caso avversata a stragrande maggioranza dagli ambienti scolastici, non può non riportarci alla mente Stefano Franscini (1795-1857),  vera e propria icona della scuola ticinese e primo svizzero-italiano chiamato a sedere nella "stanza dei bottoni" bernese, in un periodo in cui l'assetto politico elvetico si avviava, con una nuova Costituzione, a fare della piccola Confederazione un modello di stabilità che, in un modo o nell'altro, è sopravvissuto senza grandi scossoni ad oltre un secolo e mezzo di trambusti nel Vecchio continente.
In vita Franscini non godette di grandissima stima da parte dei cuoi contemporanei: gli venne affidato il dipartimento meno prestigioso, quello degli interni (poco influente a causa delle larghe autonomie cantonali), e non venne nemmeno rieletto in Consiglio nazionale dal suo cantone, a quel tempo premessa indispensabile per mantenere lo scranno di ministro. Fortunatamente, grazie ad un escamotage (un "ripescaggio" come rappresentante del Canton Sciaffusa), riuscì a conservare la sua carica, mantenendola fino alla sua prematura scomparsa, avvenuta il 19 luglio 1857. 
Nonostante la sua scarsa popolarità (dovuta forse anche ad un'imperfetta conoscenza della lingua tedesca), il Franscini è oggi considerato tra i politici più influenti della storia elvetica recente: il primo censimento federale, che organizzò praticamente da solo, fu determinante per la creazione dell'Ufficio federale di statistica, e il suo ruolo fu pure determinante nella fondazione del Politecnico Federale, ancor oggi scuola universitaria di livello mondiale (a cui però non riuscì ad accedere come insegnante di statistica). I suoi pionieristici lavori nel campo della statistica, testimoniati ad esempio dalla sua Statistica della Svizzera) gli sono pure valsi una menzione nell'Encyclopedia of Mathematics della Springer (qui).
Prima di dedicarsi alla politica federale, il giovane Franscini si adoperò per ammodernare il sistema educativo ticinese, contribuendo pure con opere scritte di suo pugno. Fra di esse vi è un'Aritmetica elementare, uscita in prima edizione nel 1829, di cui riporto l'Introduzione (fotografata, forse abusivamente, da una malridotta copia conservata alla Biblioteca cantonale):


Forse riparlerò di quest'opera, ormai quasi dimenticata, che per decenni ha influenzato il modo di insegnare nelle scuole ticinesi quella che ai miei tempi si chiamava ancora "aritmetica". 

Trent'anni fa la RSI, in un periodo in cui in televisione era ancora possibile proporre cose di questo tipo, produsse una docu-fiction sulla vita dello statista leventinese. È possibile recuperarla a questo link; la scena finale (l'inaugurazione del celebre busto, opera di Vincenzo Vela), è liberamente ambientata nello scalone da cui transito quotidianamente, nell'istituto fortemente voluto dal Franscini e da un'altra figura di spicco dell'ottocento ticinese, l'esule milanese Carlo Cattaneo.

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